Portami una sedia e vattene.
http://www.youtube.com/watch?v=ntsSDuwIAHw
Friday, October 23, 2009
Wednesday, October 07, 2009
Per esempio (anche se probabilmente questo l'ho già scritto, ma non importa) tutta questa mancanza di fiducia in me. Fiducia non è nemmeno la parola giusta..
E' iniziato tutto a settembre dell'anno scorso, con il master. Non avevo mai pensato prima di essere un genio, nè una persona con chissà quale talento. Credevo però nel mio piccolo io, distinto da quello di chiunque altro, nel bene e nel male. Non ne ero entusiasta, ma non mi faceva disperare.
Trovarmi in mezzo a tutta quella gente in gamba, bravissima nello studio, ma soprattutto dotata (credo, sono sempre mie impressioni, illazioni) di un equilibrio personale, capace di gestire una vita sentimentale e sociale, tutto contemporaneamente e con ottimi risultati. Io invece ho passato il tempo a barcamenarmi, a correre di qua e di là, a cercare di capire dove indirizzare le energie, a non prendermi un esaurimento.
E ora che ho un lavoro ne soffro, di essere diventata così tanto autocritica. Passo il tempo a pensare alle malignità (giustificatissime) che la gente potrebbe dire di me, a pensare alla loro opinione, a cercare di capire l'atteggiamento giusto, le cose giuste da fare e da pensare, le domande da fare e quelle da tacere...
Mi si potrebbe dire che non esiste giusto e sbagliato, ma non è solo quello. Mi si potrebbe obiettare (cavolo, parlo da sola, è indiscutibile) che penso troppo e mi faccio problemi inutili, inesistenti, e dovrei solo lavorare, e smetterla. Anche questo non basta.
Prima di tutto dovrei imparare a mettere a tacere quella vocina, quella che tutte le sere mi fa la pagella, ed è sempre così implacabile. In fondo, pagelle o non pagelle, sono fatta così, e chi se ne importa.
Ma come si fa?
E' iniziato tutto a settembre dell'anno scorso, con il master. Non avevo mai pensato prima di essere un genio, nè una persona con chissà quale talento. Credevo però nel mio piccolo io, distinto da quello di chiunque altro, nel bene e nel male. Non ne ero entusiasta, ma non mi faceva disperare.
Trovarmi in mezzo a tutta quella gente in gamba, bravissima nello studio, ma soprattutto dotata (credo, sono sempre mie impressioni, illazioni) di un equilibrio personale, capace di gestire una vita sentimentale e sociale, tutto contemporaneamente e con ottimi risultati. Io invece ho passato il tempo a barcamenarmi, a correre di qua e di là, a cercare di capire dove indirizzare le energie, a non prendermi un esaurimento.
E ora che ho un lavoro ne soffro, di essere diventata così tanto autocritica. Passo il tempo a pensare alle malignità (giustificatissime) che la gente potrebbe dire di me, a pensare alla loro opinione, a cercare di capire l'atteggiamento giusto, le cose giuste da fare e da pensare, le domande da fare e quelle da tacere...
Mi si potrebbe dire che non esiste giusto e sbagliato, ma non è solo quello. Mi si potrebbe obiettare (cavolo, parlo da sola, è indiscutibile) che penso troppo e mi faccio problemi inutili, inesistenti, e dovrei solo lavorare, e smetterla. Anche questo non basta.
Prima di tutto dovrei imparare a mettere a tacere quella vocina, quella che tutte le sere mi fa la pagella, ed è sempre così implacabile. In fondo, pagelle o non pagelle, sono fatta così, e chi se ne importa.
Ma come si fa?
Friday, October 02, 2009
Sto zitta, da un sacco di tempo. Ma non ci riesco, a tenermi tutto dentro, ogni tanto scoppio. Incapace di trovare un equilibrio (smettere di cercarlo è l'unica via, lo so bene) tra dentro e fuori, tra timidezza e logorrea, continuo a sbagliare. Il più delle volte taccio, non mi esprimo, faccio ogni possibile sforzo per nascondere quello che mi passa per la mente. Ogni tanto poi parlo, a sproposito. Come quella volta, mica tanto lontana, quando ho tirato fuori un episodio di tanto tempo fa, che facevo finta di aver dimenticato. In fondo, sono solo falsa, solo una piccola insulsa costruzione.
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