Adesso lo faccio: me ne sto seduta, qua, buona buona, e scrivo. Scrivo e spiego cosa non va. Perchè qualcosa ci dev'essere, se ogni volta che ho qualche minuto di calma, tutto per me (come quando esco da lavoro, per fare un esempio), mi prende quest'umore un po' così.
Non lo so cos'è. Ci sono cose che non vanno, situazioni o fatti o persone che non mi fanno impazzire dalla gioia, ma non bastano a spiegare, credo. Mi faccio mille paranoie, ancora più del solito. Paranoie su di me e sul mondo: io e il metallaro, io e gli amici di vecchia data, quelli del master, dell'uni, le conoscenze nuove. Io e il lavoro, io e il capo, io e i colleghi. Io e me stessa, soprattutto. Paura del vuoto, forse, come diceva il metallaro. Il vuoto, tra noi 2, ancora peggio il vuoto nella mia vita e dentro di me: terrore di non essere nient'altro, di non avere nient'altro da dire, che non sia il lavoro. Mi pare di essere - e non so più se è eccesso di paranoie, o lucidità - più timida, insicura, indecisa che mai, e non mi piaccio. Insignificante, mi sento grigia e abbastanza inutile. Mi pare impossibile, in tutto ciò, affrontare una "suocera", cercare di fare buona impressione su qualcuno, o semplicemente stare bene con gli altri. Assurdo, lo so, soprattutto ora che qualcuno che mi supporta c'è. Eppure... che sia allora questo il problema, forse non è lui quello di cui ho bisogno? O forse sono ridicola, con i miei goffi tentativi di complicare quello che è semplice, lineare, bello?
1 comment:
E' che bisogna aprirsi un varco. In qualche modo.
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