A volte, spessissimo a dir la verità, mi sento un'inutile nullità, tutti mi appaiono più interessanti, simpatici, intelligenti, etc etc etc etc. E poi mi pare che gli altri sappiano come comportarsi, siano stati educati, chessò, per affrontare le situazioni più disparate, dalle uscite serali, allo stare in gruppo, al parlare con gli adulti, all'essere quello che la gente si aspetta in ogni situazione. Mentre io, novello calimero, non sono mai capace di fare nulla, non come tutti voi.
Poi succede qualcosa di questo tipo, e apro gli occhi su quanto quelli che mi sembravano splendidi sono in realtà bambini viziati, egoisti, strafottenti.
Avrò anche una famiglia scassata, genitori che non so ancora come prendere, carenze talmente profonde, nei legami con la gente (dalla famiglia, e poi via via allargando) da sembrare crateri... Però ci penso sempre, all'impatto delle mie azioni e decisioni.
Stavolta mi hanno proprio fatto incavolare.
Tuesday, November 18, 2008
Sunday, November 16, 2008
Adesso lo faccio: me ne sto seduta, qua, buona buona, e scrivo. Scrivo e spiego cosa non va. Perchè qualcosa ci dev'essere, se ogni volta che ho qualche minuto di calma, tutto per me (come quando esco da lavoro, per fare un esempio), mi prende quest'umore un po' così.
Non lo so cos'è. Ci sono cose che non vanno, situazioni o fatti o persone che non mi fanno impazzire dalla gioia, ma non bastano a spiegare, credo. Mi faccio mille paranoie, ancora più del solito. Paranoie su di me e sul mondo: io e il metallaro, io e gli amici di vecchia data, quelli del master, dell'uni, le conoscenze nuove. Io e il lavoro, io e il capo, io e i colleghi. Io e me stessa, soprattutto. Paura del vuoto, forse, come diceva il metallaro. Il vuoto, tra noi 2, ancora peggio il vuoto nella mia vita e dentro di me: terrore di non essere nient'altro, di non avere nient'altro da dire, che non sia il lavoro. Mi pare di essere - e non so più se è eccesso di paranoie, o lucidità - più timida, insicura, indecisa che mai, e non mi piaccio. Insignificante, mi sento grigia e abbastanza inutile. Mi pare impossibile, in tutto ciò, affrontare una "suocera", cercare di fare buona impressione su qualcuno, o semplicemente stare bene con gli altri. Assurdo, lo so, soprattutto ora che qualcuno che mi supporta c'è. Eppure... che sia allora questo il problema, forse non è lui quello di cui ho bisogno? O forse sono ridicola, con i miei goffi tentativi di complicare quello che è semplice, lineare, bello?
Non lo so cos'è. Ci sono cose che non vanno, situazioni o fatti o persone che non mi fanno impazzire dalla gioia, ma non bastano a spiegare, credo. Mi faccio mille paranoie, ancora più del solito. Paranoie su di me e sul mondo: io e il metallaro, io e gli amici di vecchia data, quelli del master, dell'uni, le conoscenze nuove. Io e il lavoro, io e il capo, io e i colleghi. Io e me stessa, soprattutto. Paura del vuoto, forse, come diceva il metallaro. Il vuoto, tra noi 2, ancora peggio il vuoto nella mia vita e dentro di me: terrore di non essere nient'altro, di non avere nient'altro da dire, che non sia il lavoro. Mi pare di essere - e non so più se è eccesso di paranoie, o lucidità - più timida, insicura, indecisa che mai, e non mi piaccio. Insignificante, mi sento grigia e abbastanza inutile. Mi pare impossibile, in tutto ciò, affrontare una "suocera", cercare di fare buona impressione su qualcuno, o semplicemente stare bene con gli altri. Assurdo, lo so, soprattutto ora che qualcuno che mi supporta c'è. Eppure... che sia allora questo il problema, forse non è lui quello di cui ho bisogno? O forse sono ridicola, con i miei goffi tentativi di complicare quello che è semplice, lineare, bello?
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